Alimenti o mantenimento?

E’ più corretto parlare di alimenti o mantenimento?
Nel linguaggio comune si suole utilizzare impropriamente il termine “alimenti”, confondendosi con quello che invece è il “mantenimento”. È quindi bene chiarire i due istituti, molto diversi fra loro.

Gli alimenti

Quando una persona versa in stato di bisogno (ovvero non può far fronte al proprio sostentamento in quanto priva di risorse economiche) può chiedere gli alimenti ai propri familiari, individuati dall’art. 433 del codice civile.
 
Si badi che non rilevano le cause che hanno portato il richiedente a trovarsi in stato di bisogno, ma deve sussistere una oggettiva impossibilità dello stesso di provvedere autonomamente alle proprie necessità.
 
L’ammontare degli alimenti è commisurato allo stretto necessario per garantire il sostentamento minimo del richiedente. Gli alimenti possono anche essere prestati (in alternativa dell’assegno mensile) assicurando vitto e alloggio alla persona bisognosa.

Il mantenimento

Si parla di mantenimento, invece:
in caso di disgregazione del nucleo familiare, nei rapporti fra coniugi (assegno di mantenimento di separazione o assegno divorzile a favore del coniuge economicamente più debole);
in caso di disgregazione del nucleo familiare, nei rapporti fra genitori e figli (ciascun genitore deve continuare a contribuire al mantenimento ordinario e straordinario della prole).
 
L’ammontare del mantenimento può dipendere da svariati fattori. Generalmente, non è limitato al sostentamento minimo del richiedente.
 
I due istituti, dunque, hanno presupposti, caratteristiche e anche finalità diverse: mentre gli alimenti sono espressione del dovere di solidarietà familiare, il mantenimento risponde al dovere di solidarietà coniugale e all’obbligo costituzionale di mantenimento dei figli.
 
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